Abbazia Valvisciolo

Quando arriveremo nel piazzale antistante quest’Abbazia, edificata in rigoroso stile romanico-cistercense, resterete sorpresi dall’imponenza e dalla bellezza, trattandosi di uno dei massimi capolavori del genere, dopo l’abbazia di Fossanova.

L’abbazia è ubicata in una piccola valle per tradizione medievale detta “dell’usignolo”.
Ci affacceremo dall’ampia terrazza-giardino, da dove si domina con lo sguardo l’agro pontino fino al mare. E, siamo sicure, vi emozionerete!

La tradizione vuole che questa abbazia sia stata fondata nel XII secolo da monaci greci e sia stata occupata e restaurata dai Templari nel XIII sec. Quando nel XIV secolo questo ordine venne disciolto subentrarono i Cistercensi.

A questa Abbazia è legata una leggenda medievale, dove si narra che nel 1314, quando venne posto al rogo l’ultimo Gran Maestro Templare, Jacques de Molay gli architravi delle chiese si spezzarono. Ancora oggi, osservando attentamente l’architrave del portale principale dell’abbazia, si riesce a intravedere una crepa. Gli indizi della presenza Templare sono costituiti da alcune caratteristiche croci: nel primo gradone del pavimento della chiesa, nel soffitto del chiostro e quella più famosa di tutte scolpita nella parte sinistra dell’occhio centrale del rosone, venuta alla luce nei restauri di inizio secolo. In tempi recenti, sul lato occidentale del chiostro, abbattendo un muro posticcio, sono venute alla luce, come graffiti sull’intonaco originale, le cinque famose parole del magico palindromo: SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS, con la variante, sinora un unicum, che le venticinque lettere sono disposte in cinque anelli circolari concentrici, ognuno dei quali diviso in cinque settori, in modo da formare una figura simile ad un bersaglio.

Oggi l’abbazia continua ad essere abitata dai monaci cistercensi della congregazione di Casamari. E’ possibile visitare la chiesa, il chiostro, il museo e il punto vendita dei prodotti monastici, dove troveremo ottimi rosoli, miele e prodotti a base di erbe.

L’interno della chiesa, a tre navate suddivise da pilastri e colonne, presenta pareti spoglie di affreschi secondo i canoni del “memento mori” dei cistercensi che evitavano gli sfarzi architettonici perché non contava per loro la materialità ma, invece, la spiritualità.
Sul fondo della navata sinistra si trova la cappella di San Lorenzo. Affrescata nel 1586-89 dal pittore Niccolò Circignani detto il Pomarancio su commissione del cardinale Enrico Caetani e di Onorato IV. Questo ciclo di affreschi fu realizzato in occasione della visita di papa Sisto V nel ducato Caetani. All’interno della cappella vi sono molti cenni autocelebrativi riferiti al titolo ducale che nel 1586 fu concesso proprio a Onorato IV.

Infatti vi sono presenti moltissime corone ducali sorrette da puttini. Interessantissimo l’autoritratto del Pomarancio che la studiosa Sonia Testa ha scoperto fra la decorazione a grottesche della volta, in prossimità delle due vele con l’episodio in cui San Lorenzo opera la conversione di Lucilio e quella con l’episodio in cui San Lorenzo battezza in carcere San Romano. Sopra il portone d’ingresso si può notare un rosone. Il chiostro sito alla destra dell’abbazia guardando la facciata ha un giardino vivacemente colorato.

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